Se le mongolfiere, le meridiane e le ceramiche non sono state sufficienti a portarvi a Mondovì, vi do io tre irresistibili ragioni per andarci. Paste di Meliga monregalesi, risole e cupete, tre specialità dolciarie che non potete assolutamente perdervi.
Paste di Meliga monregalesi, risole e cupete: tre dolci diversi per soddisfare qualsiasi palato
Tre prodotti dolciari differenti per ingredienti, consistenza e gusto. Impossibile non innamorarsi di almeno uno di essi, ma, se siete particolarmente golosi, faticherete ad eleggere il vostro preferito. Io, invece, ho le idee chiarissime e vi confesso che non resisto alle Paste di Meliga. Sarà che il mio infantile amore per i biscotti non mi ha mai abbandonato, ma credetemi, se inizio a mangiarle non riesco a fermarmi. Merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) della loro consistenza croccante, della burrosità, del loro aroma delicato eppure terribilmente accattivante.
La necessità, un ingrediente all’origine di molte eccellenze gastronomiche italiane
Così come molte preparazioni culinarie divenute famose sono nate da errori commessi in cucina, la necessità è da sempre alla base di insperate scoperte gastronomiche. Non fanno eccezione le Paste di Meliga. Nascono come biscotti caserecci dall’unione di farina di frumento e di mais (“meliga” nel dialetto locale), impiegato per sostituire in parte la prima. Pare, infatti, che siano nate nella zona compresa tra Pamparato e Vicoforte, nel cuneese, in un’annata piuttosto sfortunata per il raccolto del frumento. Il risultato è stato la creazione di un biscotto con spiccata croccantezza, gusto piacevolmente rustico ed una invitante colorazione giallo oro.
Un disciplinare ed un presidio a tutela della ricetta originale
Le Paste di Meliga sono una specialità dolciaria diffusa in tutto il Piemonte, ma nel monregalese hanno certamente acquisito un valore aggiunto. Qui, nel 2000, un gruppo di produttori ha deciso di riunirsi in consorzio e di consacrare la ricetta originale di questa specialità in un disciplinare. Tanto, al fine di tutelare le paste di meliga dall’imponente produzione industriale, non rispettosa della tradizione e latrice di risultati nettamente deteriori rispetto all’originale. L’aspetto più virtuoso di questa iniziativa sta nell’aver ripreso la coltivazione di un’antica varietà di mais, denominata “ottofile”, ormai praticamente estinta. Gli ingredienti? Farina di grano tenero e di mais ottofile macinate a pietra, burro di qualità, uova fresche, zucchero, aromi naturali (miele, scorza di limone, vaniglia). Banditi i conservanti e gli aromi derivati da sintesi chimica. Le Paste di Meliga del Monregalese sono anche un Presidio Slow Food.


Cupete del Monregalese
Anche le cupete sono specialità dolciarie diffuse in tutto il monregalese. Conosciute sin dall’epoca medievale, venivano preparate in casa, prevalentemente durante le festività natalizie. Al giorno d’oggi si reperiscono facilmente in molte pasticcerie e nei forni cittadini. Si presentano come due candidi e sottili dischi di ostia che racchiudono nocciole e/o noci tostate ed amalgamate al miele precedentemente ridotto su fuoco. Il ripieno viene quindi inserito tra le due cialde ed il tutto delicatamente pressato. Al morso regalano consistenza croccante e sentori di miele, caramello e frutta secca tostata. Piccola nota personale: preferisco le preparazioni in cui nocciole e noci non vengono tritate ma lasciate intere. Trovo che in questo modo si possa maggiormente apprezzare la nota aromatica tostata e l’effetto “crunchy” è decisamente esaltato.
Cupete monregalesi, parenti del torrone?
Se la loro descrizione vi ricorda il torrone, e, più precisamente il “croccante”, sappiate che si tratta grosso modo della medesima specialità. Non è un caso se in Puglia troviamo la “cupeta salentina”, un croccante di mandorle e zucchero ed un’analoga preparazione si rinvenga tra i dolci tradizionali natalizi campani. In Calabria c’è la Cupeta di Montepaone (CZ), preparata con mandorle tostate, semi di sesamo, miele, zucchero e vino cotto. In Sicilia e nel Ponente Ligure, c’è la “cubaita”, che in Liguria presenta anche i dischi di cialda come la cupeta monregalese. Il motivo della diffusione di questa preparazione lungo tutta la penisola, seppure con le diverse varianti, sta probabilmente nel lascito delle invasioni saracene che nel X secolo si spinsero fino al Piemonte. La cupeta diffusa nel monregalese e la cupeta di Montepaone (CZ) sono inserite nel catalogo “Arca del Gusto” Slow Food.


Risòle di Mondovì
Concludiamo questo viaggio tra i dolci diffusi a Mondovì, con una specialità propria di questa deliziosa cittadina: le risole. Anticamente si preparavano solo nei periodi festivi, ma oggi si trovano durante tutto l’anno nelle pasticcerie e nei forni cittadini. Si tratta di piccole mezze lune (circa 7-8 cm), la cui forma ricorda un sorriso (da cui il nome “risole”), fatte di pasta sfoglia. Vengono cotte in forno ed il ripieno originale consiste in confettura di mele renette. Le pasticcerie ed i forni, tuttavia, espongono risole con confettura di albicocche o pesche, chantilly, zabaione, cioccolato. Le mie preferite rimangono quelle tradizionali con la mela renetta, la cui garbata acidità si sposa perfettamente con lo zucchero caramellizzato sulla superficie della sfoglia. Buonissime e variegate nella farcia le risole che potrete gustare alla pasticceria Comino, in via Guglielmo Marconi 1. Anche le Risòle di Mondovì sono inserite nel catalogo “Arca del Gusto” Slow Food.
Post non sponsorizzato – Photo credit cortesia di Slow Food Monregalese